Venerdì sera alla biblioteca Satta di Nuoro si è tenuta una bellissima assemblea sull'attualità e sul futuro dell'università Nuorese, oltre la preoccupazione, la delusione, l'angoscia e la rabbia per l'attuale situazione del consorzio, è emersa una forte voglia di partecipazione da parte della comunità e dei giovani in particolare.
Siamo in un epoca di risorse scarse e ogni spesa va valutata in modo molto attento e accurato, e lo stesso mi sento di fare sull'apertura del nuovo corso di laurea legato alla facoltà di giurisprudenza di Sassari qui a Nuoro.
Facendo due confronti veloci: il budget annuale della facoltà di economia a Cagliari non supera i 200.000 euro e ha oltre 3.000 iscritti; Il nuovo corso qua a Nuoro ci costa circa 700mila euro all'anno in un settore di studi in netto calo d'interesse (Sia a Cagliari, sia a Sassari diminuiscono le iscrizioni in giurisprudenza); emerge, almeno in apparenza , che tale scelta risulta poco opportuna e ancor meno vantaggiosa.
Stupisce e non poco, l'assordante silenzio silenzio degli organi competenti sul dimezzamento dei posti disponibili in scienze infermieristiche (passati da 60 a 30), l'unico corso di laurea attualmente impartito a Nuoro altamente attrattivo e di sicuro sbocco occupazionale.
A chi parla di inutilità dell'università a Nuoro dicendo che ce ne sono già troppe, vorrei ricordare:
- che negli Usa c'è una sede universitaria ogni 70.000 abitanti, in Italia una ogni 300.000 e in Sardegna 2 per un milione e mezzo...
- che il trattato di Lisbona 2010, pone 3 obiettivi chiari, l'investimento di almeno il 3% del Pil in ricerca e sviluppo (oggi in Sardegna non si arriva allo 0,8% tra investimenti pubblici e privati), il tasso di abbandono scolastico dovrà risultare inferiore al 10%(attualmente siamo sul 23%) e almeno il 40% dei giovani europei dovrà possedere una laurea o un diploma(attualmente saremo max al 20%).
Ad oggi lo Stato Italiano invece di investire sull'università in Sardegna ha deciso di disinvestire fortemente, per dimostrare ciò basta guardare i bilanci dei due atenei Sardi in cui l'apporto della RAS è passato dall'8% del 2009 a quasi il 30% del 2011 più l'università diffusa che è tutta a carico della RAS, ed in cui il FFO (fonte di finanziamento ministeriale) non basta nemmeno a pagare gli stipendi.
Ma per un ulteriore conferma di tale disinvestimento basta guardare i dati dell'Istituto Tagliacarne sull'infrastrutturazione in cui fatta 100 la media Italiana il dato sardo era pari al 57% nel 2001 e così è rimasto nel 2009.
Come detto da altri, parlare di Università della Sardegna non è utopia ma deve essere obiettivo comune, della politica e delle Università, la prima legiferando attraverso l'art. 5 dello Statuto della Ras, le seconde attraverso la riscrittura dei propri statuti.
Immaginare, progettare e costruire un nuovo sistema Universitario, un Sistema Universitario della Sardegna, deve essere il nostro compito, un sistema fluido, poco burocratico che tagli i costi di amministrazione, con un unico rettore e prorettori per le varie sedi, con un offerta formativa unica e variegata, di qualità, in grado di soddisfare le preferenze culturali e allo stesso tempo le esigenze del mercato del lavoro, un sistema universitario Sardo, indipendente, internazionale e multiculturale.
Cominciamo a progettare assieme il nostro futuro, adesso!
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