Scegliamo l'Indipendenza per gestire le nostre Interdipendenze

venerdì 30 settembre 2011

Passo dopo Passo, fiocco dopo fiocco!

Nonostante l'autosospensione e le puntate di piedi in questi ultimi mesi abbiamo assistito in modo continuo alla subalternità dell'attuale giunta regionale agli interessi del governo italiano. Paradossale la situazione dei trasporti, chi aveva in mente di trascorrere in Sardegna le proprie ferie, ha cambiato subito idea quando ha visto i prezzi praticati dagli armatori italiani; tale situazione ha rovinato la Nostra alta stagione. Altrettanto paradossali le decisioni assunte attraverso l'ultima manovra economica, in cui invece di tagliare i privilegi della casta, si taglia la democrazia e si continua a strozzare le imprese e le famiglie.
Può ora una nazione, un popolo come il nostro essere in balia di 3 armatori, un ministro allo sbaraglio e di una classe dirigente inefficiente e inefficace? oppure i suoi diritti e le sue possibilità dovrebbero essere garantiti a prescindere dal colore politico di chi la governa?
E' giunta l'ora per i Sardi e la Sardegna di un nuovo orizzonte, di nuove strategie politiche basate sulla sovranità dei Sardi.  Una sovranità senza strane declinazioni ma nel vero senso del termine, ovvero Potere pieno e indipendente, come qualità giuridica e potestà politica. Sovranità continua e progressiva, conquistata e affermata passo dopo passo.
La sovranità dovrebbe essere espressa su tutti i campi, ma in politica come tutti sappiamo, ci sono priorità, obiettivi di breve e medio termine, appare quindi necessario tracciare un insieme di punti su cui concentrarci: Istruzione e formazione, Istituzioni, Ambiente, trasporti, Imprese, Sanità e sistema fiscale.
Ed è sulla sovranità su queste materie che i Sardi dovrebbero cercare l'unità.
Partendo dalla sovranità fiscale, madre di tutte le battaglie, costruendo un sistema fiscale positivo in cui il pagare le tasse non appaia come una tagliola che arriva ogni fine mese(quello che accade oggi), ma appaia come un contributo al fine di migliorare la società, garantire e salvaguardare i diritti di tutta la comunità.
Questa è la mia speranza e il mio auspicio, per questo mi metto un fiocco verde.

mercoledì 14 settembre 2011

L'indipendentismo, i Partiti, Il Futuro!

In questi ultimi mesi si discute, si prova a immaginare un qualcosa di diverso per la nostra terra: sovranità, autogoverno, nuova autonomia, indipendenza concordata etc etc.
La stessa evoluzione appare nell'ambito delle organizzazioni che tali processi di trasformazione sociale sono chiamati a immaginarli e progettarli: i Partiti.
Un certo modello di indipendentismo nell'ultimo decennio ha dato dimostrazione di saper dare soluzioni possibili per il futuro di questa terra, ha dato dimostrazione di saper studiare, immaginare e progettare un nuovo futuro per la Nostra comunità.
Inutile dirlo, di indipendentisti a parole ce ne sono un milione, ma al momento della scelta, al momento in cui si decide a chi affidare il proprio futuro, ogni scusa è buona per non dare fiducia a chi "della salvaguardia e del futuro della propria terra" ne ha fatto a volte, la ragione della sua vita.
Oggi sembra che questa tendenza stia cambiando, forse a causa della crisi economica o dell'incapacità dell'attuale giunta regionale, i sardi non hanno più timore di fronte alla parola Indipendenza, non esiste ancora una forte coscienza nazionale, ma col tempo arriverà anche quella.
Questa tendenza dei Sardi, ha fatto sì che si liberassero nuove energie sul campo politico, nuove idee, nuovi sistemi per affrontare i problemi e costruire soluzioni.
Si studiano nuovi modelli organizzativi, nuove strutture, partiti federati, partiti leggeri etc etc.
Per capirci bene, per partito s'intende un'associazione tra persone accomunate da una medesima finalità politica ovvero da una comune visione su questioni fondamentali della gestione dello Stato e della società o anche solo su temi specifici e particolari. L'attività del partito politico si esplica nello spazio della vita pubblica e, nelle attuali democrazie rappresentative, ha per "ambito prevalente" quello elettorale.
Così come le altre realtà politiche in Sardegna, anche l'indipendentismo ha bisogno di rinnovarsi, di evolversi. Perché come gli ultimi 5 anni ci insegnano, per essere ascoltato e prendere fiducia l'indipendentismo deve sempre essere un passo avanti agli altri; questo è stato anche uno dei soliti problemi che l'indipendentismo ha dovuto affrontare, la conquista di credibilità e la paura di perdere quella acquisita.

Come e cosa fare???
Regole, confronto, fiducia, partecipazione.
Un organizzazione politica che punti a governare, che guardi al futuro più che al passato, deve dotarsi di poche ma precise regole, che siano forma e sostanza sempre, non alla bisogna.
Regole condivise e interiorizzate da tutti.
Altra nodo importante è il confronto, confronto inteso come dialettica politica, interna ed esterna, ovvero capacità di accettare opinioni differenti all'interno del partito e all'esterno, un confronto che se necessario porti a una conta con maggioranze serie e rispettose e minoranze propositive.
Un confronto politico più o meno aspro in cui si condividono i principi politici di fondo non potrà che creare giovamento a tutta l'organizzazione, e se esteriorizzate aiuteranno  a catalizzare verso  l'organizzazione  nuove forze e nuove energie.
Il difetto di tanti partiti politici, e alcune scelte di governo lo dimostrano, è il non aver fiducia nei propri militanti, nei propri elettori, nei propri concittadini, che non sono altro che coloro i quali sanciscono il successo o meno dell'organizzazione.
La fiducia nel prossimo è sempre stata poco diffusa in noi sardi, potremmo raccontare mille storie sul tema, ma è su di lui che dobbiamo costruire il nostro avvenire, un nuovo futuro per la Nostra Terra.
Fiducia che deve essere reciproca, almeno fino a quando non si rompe il patto sulla stessa, tra elettore, militante e leader.
Altro pilastro fondamentale è la partecipazione, partecipazione in modo individuale o collettivo, più o meno organizzato, partecipazione propositiva e positiva con le intenzioni di influenzare quelle che saranno le scelte future dell'organizzazione.
Il conflitto (o conflict che direbbero gli inglesi) è il sale delle organizzazioni, perché è attraverso la risoluzione degli stessi che si giunge alle soluzioni migliori.
La partecipazione al confronto, al conflict, deve essere ricercata in tutti i modi.
I vari soggetti in modo più o meno organizzato tenteranno attraverso le loro capacità di influenzare l'esito finale del processo decisionale, esito finale che comunque avrà subito l'influenza di tutti i soggetti partecipanti, che faranno proprio qualsiasi esito ,perché essi hanno contribuito al processo.
Prendendo spunto dalle parole di Weber, "I partiti sono mediatori tra lo Stato e i cittadini. I partiti svolgono infatti la funzione di controllo dei governati sui governanti: poiché infatti i candidati si presentano all’interno di liste di partito, è più facilmente punibile un’eventuale rottura del patto di fiducia tra il candidato eletto e gli elettori che lo hanno votato", si può dire che il futuro dell'indipendentismo non può essere altro che un partito plurale al suo interno capace di accettare e condividere le scelte strategiche con la base elettorale a cui si rivolge e che intende conquistare.

lunedì 5 settembre 2011

Quale futuro per l'Università Nuorese...

Venerdì sera  alla biblioteca Satta di Nuoro si è tenuta una bellissima assemblea sull'attualità e sul futuro dell'università Nuorese, oltre la preoccupazione, la delusione, l'angoscia e la rabbia per l'attuale situazione del consorzio, è emersa una forte voglia di partecipazione da parte della comunità e dei giovani in particolare.
Siamo in un epoca di risorse scarse e ogni spesa va valutata in modo molto attento e accurato, e lo stesso mi sento di fare sull'apertura del nuovo corso di laurea legato alla facoltà di giurisprudenza di Sassari qui a Nuoro.
 Facendo due confronti veloci: il budget annuale della facoltà di economia a Cagliari non supera i 200.000 euro e ha oltre 3.000 iscritti; Il nuovo corso qua a Nuoro ci costa circa 700mila euro all'anno in un settore di studi in netto calo d'interesse (Sia a Cagliari, sia a Sassari diminuiscono le iscrizioni in giurisprudenza); emerge, almeno in apparenza , che tale scelta risulta poco opportuna e ancor meno vantaggiosa.
Stupisce e non poco, l'assordante silenzio silenzio degli organi competenti sul dimezzamento dei posti disponibili in scienze infermieristiche (passati da 60 a 30), l'unico corso di laurea attualmente impartito a Nuoro altamente attrattivo e di sicuro sbocco occupazionale.
A chi parla di inutilità dell'università a Nuoro dicendo che ce ne sono già troppe, vorrei ricordare:
- che negli Usa c'è una sede universitaria ogni 70.000 abitanti, in Italia una ogni 300.000 e in Sardegna 2 per un milione e mezzo...
- che il trattato di Lisbona 2010, pone 3 obiettivi chiari, l'investimento di almeno il 3% del Pil in ricerca e sviluppo (oggi in Sardegna non si arriva allo 0,8% tra investimenti pubblici e privati), il tasso di abbandono scolastico dovrà risultare inferiore al 10%(attualmente siamo sul 23%) e almeno il 40% dei giovani europei dovrà possedere una laurea o un diploma(attualmente saremo max al 20%).
Ad oggi lo Stato Italiano invece di investire sull'università in Sardegna ha deciso di disinvestire fortemente,  per dimostrare ciò basta guardare i bilanci dei due atenei Sardi in cui l'apporto della RAS è passato dall'8% del 2009 a quasi il 30% del 2011 più l'università diffusa che è tutta a carico della RAS, ed in cui il FFO (fonte di finanziamento ministeriale) non basta nemmeno a pagare gli stipendi.
Ma per un ulteriore conferma di tale disinvestimento basta guardare i dati dell'Istituto Tagliacarne sull'infrastrutturazione in cui fatta 100 la media Italiana il dato sardo era pari al 57% nel 2001 e così è rimasto nel 2009.
Come detto da altri, parlare di Università della Sardegna non è utopia ma deve essere obiettivo comune, della politica e delle Università, la prima legiferando attraverso l'art. 5 dello Statuto della Ras, le seconde attraverso la riscrittura dei propri statuti.
Immaginare, progettare e costruire un nuovo sistema Universitario, un Sistema Universitario della Sardegna,  deve essere il nostro compito, un sistema fluido, poco burocratico che tagli i costi di amministrazione, con un unico rettore e prorettori per le varie sedi, con un offerta formativa unica e variegata, di qualità, in grado di soddisfare le preferenze culturali e allo stesso tempo le esigenze del mercato del lavoro, un sistema universitario Sardo, indipendente, internazionale e multiculturale.
Cominciamo a progettare assieme il nostro futuro, adesso!