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domenica 20 novembre 2011

Equitalia e i paradossi dell'autonomia politica Sarda

Ci sono due cose che la classe dirigente Sarda ha imparato dalla politica italiana: la prima è come si fa a perdere tempo, a temporeggiare e ad aggirare il problema senza affrontarlo  e la seconda cosa che ha appreso bene è come litigare dividendosi di fronte ai problemi della Nostra terra.

In quest'ultima settimana ne abbiamo avuto l'ennesimo esempio sia a Cagliari che a Roma.

Paradossalmente, come succede sempre, invece di applicare le regole esistenti e mettere in atto norme già scritte, così come si dovrebbe fare, si preferisce girarci attorno, dicendo che sono inadeguate e che per risolvere i problemi c'è bisogno di nuove leggi.

Così è successo con l'ormai famigerato art.9 dello Statuto sardo: l'attuale presidente della RAS Cappellacci, invece di applicarlo mettendolo in atto e poi, solo successivamente, nel caso in cui si dimostrasse inadeguato cambiarlo, ha dichiarato che sarebbe opportuno riscriverlo subito.

L'art. 9 recita:
"La Regione può affidare agli organi dello Stato l'accertamento e la riscossione dei propri tributi."

La regione quindi "può affidare" accertamento e riscossione dei tributi allo stato centrale italiano, ma non è obbligata a farlo: tale articolo quindi basta e avanza senza modifiche.

Quello che dovrebbe fare la giunta regionale è mettere in pratica l'articolo 9, ovvero, affidare ad un ente proprio l'accertamento e la riscossione dei tributi pagati dai Sardi. In questo modo, non solo si eviterebbe la mannaia di Equitalia sulle imprese e sui cittadini Sardi, ma si risolverebbe anche l'annosa questione delle entrate versate a Roma e mai rientrate come previsto dall'art.8 dello Statuto stesso.

Il debito dell'Italia nei confronti dei Sardi ha raggiunto ormai cifre a dieci zeri, risorse che ci permetterebbero di rimettere in moto la nostra economia. Economia ferma a causa di mille motivi, non certo a causa della crisi mondiale che ha solo posto l'accento su questi, bisognosa com'è di un piano di investimenti pluriennale in infrastrutture sociali ed economiche, per intenderci: welfare, ricerca, istruzione, formazione, strade, ferrovie etc etc.

Altrettanto paradossale è la scenetta messa in atto dai deputati Sardi.
Il governo tecnico guidato da Monti ha dato ai parlamentari Sardi un'occasione unica, ovvero quella di unirsi e chiedere il rispetto degli accordi, degli articoli 8 e 9 del nostro statuto in particolare e votare la fiducia a seconda della risposta. Invece no, hanno preferito dare l'ennesima dimostrazione della loro inadeguatezza a difendere gli interessi della Sardegna e dei Sardi tutti.

In Sardegna c'è bisogno di un governo serio e indipendente, un governo in cui si devono mettere da parte le ambizioni e gli ordini da Roma: c'è bisogno di una classe dirigente nuova, preparata, capace, giovane che persegua l'interesse della Sardegna senza se e senza ma.