Un po’ di chiarezza in un mare di chiacchiere.
Dopo l'ultima manovra Tremonti si è fatta la corsa a chi riusciva a fare più leggi populiste, senza tenere in considerazione i tre criteri fondamentali di quando si fa una riforma: efficacia, efficienza e orientamento sociale.
In questi giorni tutti parlano tanto dell'affossamento della legge sul taglio del numero dei consiglieri regionali, da parte del parlamento Sardo, ma pochi parlano di quanto questi guadagnino e di quanto poco produttivi siano.
Non è il numero dei consiglieri che bisogna tagliare, ma il loro stipendio e i loro privilegi.
La Sardegna, non lo scopriamo certo oggi, ha il 70% dei suoi occupati impegnati nel settore terziario, in particolare nella macchina amministrativa.
Ci dà una mano il rapporto Crenos 2011, che in un apposito paragrafo analizza tali costi.
La spesa media pro - capite sostenuta dalla pubblica amministrazione e dai governi regionali e locali dell'Italia è pari a circa 395€ in Sardegna arriva ai 545€, ben 150€ in più a Sardo.
La media di spesa di un governo regionale italiano è pari a 90€ per abitante, il governo Sardo spende 204€ pro capite. Solo la politica a livello Sardo ci costa 287€ pro - capite, per un totale di 480 milioni l'anno, circa il 5% del bilancio della RAS, più di quanto s'investe in Università e Ricerca.
Tali dati non fanno altro che farci notare ancor meglio quello che è già opinione diffusa, la politica in Sardegna spende tanto e spende male.
Altro settore da riformare è sicuramente la macchina amministrativa, fatta di eccessivi livelli di burocrazia tanto costosi quanto poco efficienti, c'è bisogno di una forte riforma delle competenze degli uffici amministrativi, di una maggiore collaborazione tra enti centrali ed enti intermedi e dell'informatizzazione dei servizi, magari usando programmi open source.
Ulteriore riforma da portare avanti è quella degli enti locali, con l'abolizione totale delle province riorganizzando gli enti intermedi attraverso le unioni dei comuni, strutturandole secondo le regioni storiche della nostra Isola (Logudoro, Nurra, Supramonte etc etc).
Tale sistema porterebbe non solo una drastica riduzione delle spese della politica, ma permettere di investire i soldi risparmiati direttamente sul territorio attraverso politiche mirate e omogenee.
Analisi condivisibile quasi in tutto, non sono interamente d'accordo con la questione degli enti intermedi. Dobbiamo pensare ad un ordinamento istituzionale che si regga nel tempo e che abbia in se connaturati i principi dell'efficienza e dell'efficacia...
RispondiEliminaCerto Frà, i due principi legati all'orientamento sociale dovrebbero essere i pilastri di ogni riforma...Sugli enti intermedi la mia idea è quella che debbano essere creati in base alle esigenze territoriali..faccio un esempio: poniamo che si stiano intraprendendo politiche per far aumentare l'afflusso di turisti stranieri in provincia di Nuoro, si può utilizzare la stessa politica per paesi come Oliena e Dorgali e per Paesi come Bitti e siniscola??? io credo di no...Creando unioni dei comuni basate sulle esigenze e sulle vocazioni del territorio si supererebbero limiti di questo tipo...
RispondiEliminaHo risposto di fretta, ma sul tema occorre discutere più a fondo per trovare le migliori soluzioni possibili.
concordo con frantziscu s..
RispondiEliminastiamo continuando a ragionare con il solito meccanismo di partizione campanilistica autoreferenziata che non porta da nessuna parte.
La sardegna è una e indivisibile. Sarebbe utile iniziare a sopprimere tutte le province. Lingua e tradizioni locali si manterrebbero salde in ogni caso, forse valorizzate.
Usciamo da questo tunnel!
Annalisa - indipendentista seria