Da una parte la mission dell'università di cagliari dice testualmente "Sede primaria dell’elaborazione e della diffusione del sapere, concorre allo sviluppo culturale, sociale ed economico attraverso la ricerca, la formazione e il trasferimento delle conoscenze scientifiche" e pone tra i suoi valori "La Difesa e sviluppo del diritto allo studio".
Dall'altra il trattato di Lisbona attraverso "Europa 2020" si pone 5 obiettivi strategici tra cui 3 fortemente legati all'Università: il 3% del Pil dovrà essere speso in ricerca e sviluppo, il tasso di abbandono scolastico dovrà essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani europei dovrà avere una laurea o un diploma.
Il sistema sardo, strano a dirsi, è distante qualche anno luce da questi obiettivi se pensiamo che attualmente investe lo 0,5% del Pil in ricerca e il tasso di abbandono scolastico nel 2009 era pari al 23%, dall'altro continua a ridurre i suoi docenti, demotivare i giovani ricercatori e potenziare le lobby baronali.
Per noi l'università è sinonimo di conoscenza, sapere, cultura, ricerca, libertà, uguaglianza, aggregazione, integrazione, crescita e sviluppo.
Vogliamo Un' Università libera, laica, autonoma, meritevole e accessibile a tutti, un'Università dove tutta la conoscenza viene valorizzata, diffusa senza nessuna distinzione, un'Università specchio e volano di una società libera, inclusiva, moderna, prospera, giusta e solidale.
Vogliamo e lavoriamo tutti i giorni per Un'Università e una società che considerino lo studente come una risorsa umana, sociale ed economica su cui puntare e investire, e non un semplice numero di matricola o un pollo da spennare.
Lo studente deve rappresentare la speranza di un futuro migliore, il simbolo dell'uguaglianza, dell'indipendenza, dell'inclusività, è il simbolo di una società giusta.
È tempo di trasformare le università in Sardegna in università della Sardegna. È tempo di sostenerle e rafforzarle; è tempo di tutelarne, valorizzarne e ampliarne strutture e competenze, a beneficio di chi vi lavora e studia ma soprattutto a beneficio della crescita complessiva della nostra società e della nostra terra.
Questa grande trasformazione sarda dell’università è giusta, è necessaria, è possibile.
È possibile, politicamente e legislativamente, fin da subito, in quanto lo statuto della RAS all’art. 5 prevede che “la Regione ha facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione, sulle seguenti materie: a) istruzione di ogni ordine e grado, ordinamento degli studi”.
Questa trasformazione è necessaria in alternativa ad una riforma italiana fatta di tagli, di distruzione del sistema pubblico dell’istruzione, di svilimento del ruolo sociale della conoscenza.
Questa trasformazione è giusta perché noi di ProgReS Progetu Repùblica crediamo nel valore della conoscenza, della creatività, dell’apertura mentale, del lavoro ben fatto, del merito guadagnato con dedizione e applicazione. E l’università, una buona università, è un luogo perfetto per educarsi e formarsi a questi valori.
Una grande trasformazione è necessaria, anzi è vitale. O si investirà nell’istruzione e nella conoscenza o la Sardegna è destinata ad un collasso fatto di disoccupazione, emigrazione, asservimento.
Questa trasformazione è giusta perché noi crediamo in una società più giusta e questa potrà nascere solo quando il sapere sarà il più possibile distribuito e condiviso. L’ignoranza rende schiavi, il sapere rende liberi.
Questa trasformazione, che doveva partire già ieri, è il progetto che noi di ProgReS poniamo per l’oggi. Questa trasformazione è giusta perché la nostra terra, la nostra nazione, merita di più. Più intelligenza, più libertà, più prosperità.
E' tempo di un Buoncammino per l'università di Cagliari. A Cagliari ci sono tanti immobili in via di dismissione, ci sono 33000 studenti e ben 18000 di questi sono studenti fuori sede. Sono passati ormai vent'anni dall'ultima casa dello studente che è stata costruita, e ogni giorno si leggono sui giornali notizie relative alle condizioni di criticità che attraversano quelle esistenti. Ormai da più di dieci anni sentiamo parlare di campus, campus diffuso, studentato e quant'altro. E oltre ad aver speso una cifre folli come i 38 milioni per l'area dell'ex semoleria senza aver ancor messo un mattone, e altri venti milioni per un college a gestione privata in cui si paga una retta da 600 euro al mese, utilizzato già da 4 studenti si è visto ben poco.
Il mese scorso l'assessore comunale ha dichiarato in consiglio che a giugno sarà pronto il nuovo penitenziario a Uta e che il carcere di Buoncammino sarà liberato entro il mese di luglio. Lo stesso passerà di proprietà della regione che non ne ha ancora deciso cosa farne.
Proviamo solo a immaginare che la struttura del vecchio carcere venga destinata alla realizzazione di una casa dello studente ma non solo. Nella struttura c è abbastanza spazio non solo per realizzare le camere da letto(già esistenti ma da riqualificare), ma anche centri di aggregazione, biblioteche, sale lettura, sale conferenze etc.
Buoncammino non è solo una futura struttura per gli studenti, ma anche il crocevia per un vero e proprio campus cittadino, nel significato classico del termine. Esso infatti si trova al centro della zona universitaria, si trova a pochi passi da piazza d'armi (ingegneria e magistero), da viale fra Ignazio (polo economico giuridico), e poco distante dal palazzo dal rettorato, dalla facoltà di architettura, dalla clinica Aresu, e dal palazzo delle scienze. Con questa trasformazione la città di Cagliari vedrebbe la nascita di un vero e proprio campus universitario, dove i servizi Ersu s'incontrano alla perfezione con i luoghi di studio, con il centro storico e con le zone "verdi" dei giardini pubblici e altri centri di cultura come la galleria d'arte che si trovano in viale San Vincenzo.
Collegato benissimo con la zona castello e il centro della città attraverso porta Cristina, il sistema generale ne trarrebbe enormi benefici anche dal punto di vista della mobilità cittadina, infatti gli studenti, ma non solo loro, potrebbero spostarsi tranquillamente a piedi in tutte le "postazioni" universitarie, partendo dal CUS fino ad arrivare alla Sede dell'Ersu in via Sassari.
Senza contare il messaggio che si manderebbe a una società in costante perdita di valori attraverso la trasformazione di una struttura che passa da un' ospitalità obbligatoria a un ospitalità di tipo solidale.
E' tempo che lo studente diventi cittadino di Cagliari. Attualmente lo studente universitario è considerato un costo, un peso per la società e non una risorsa su cui investire.
Lo studente è una risorsa umana, sociale ed economica per tutta la comunità. In quanto tale, egli ha diritti e doveri e deve essere posto nelle migliori condizioni per esprimere tutto il suo potenziale. E' ora di dotare gli studenti di una carta di cittadinanza studentesca, una carta per tutti gli studenti, una carta per accedere a tutti i servizi , a quelli strettamente connessi al mondo universitario, ma anche a quelli offerti dalle imprese pubbliche e da quelle private.
In questo modo siamo sicuri non solo di migliorare la vivibilità degli studenti, ma anche e soprattutto il tessuto socio-economico della città e della Nazione tutta.
E' tempo di cambiare, è tempo di progettare un'università sarda, indipendente, multiculturale e internazionale!
Francesco Deledda
ProgReS - Progetu Repùblica